IJF12: L’esempio civico di Don Aniello

Al festival Internazionale del giornalismo di Perugia ho avuto modo di incontrare una persona dalla forza straordinaria.

Ho assistito alla proiezione del documentario (R)Esistenza, diretto da Francesco Cavaliere, che ha fatto emergere il lato quotidano del quartiere di Scampia, composto soprattutto da persone normali che vivono nelle onestamente nelle loro difficoltà. Tali difficoltà sono aggravate dalla presenza della Camorra, micidiale polo d’attrazione in un tessuto sociale che lamenta un’altissimo tasso di disoccupazione giovanile.

Da argine alla Camorra, per 16 lunghissimi anni, si è frapposto un parroco: don Aniello Manganiello. L’ex parroco del rione Don Guanella di Scampia ha combattuto la malavita su un doppio binario: il fermo rifiuto per ogni tipo di collusione e la fortissima opera sociale sul territorio. Un esempio eclatante del primo approccio è stato il recidere i tubi dell’acqua di camorristi che si erano illegalmente attaccati alla fornitura idrica del campetto sportivo parrocchiale. Per quanto riguarda l’opera sociale basta citare le numerose conversioni di camorristi o spacciatori e l’aiuto costante dato alle famiglie e ai giovani.

L’amara sorpresa è stato lo scoprire che Don Aniello è stato trasferito da Scampia a Roma dalle alte cariche ecclesiastiche sotto le pressioni dell’arcivescovo Crescenzio Sepe. La Curia napoletana ha infatti spesso avversato Manganiello accusandolo di esibizionismo ma non sono mancati anche gli scontri con le istituzioni. Paradossale la minaccia di querela da parte dell’ex sindaco Rosa Russo Jervolino quando il parroco denunciò le collusioni tra politica e camorra: una verità che conoscono anche i bambini.

Ma nonostante l’allontanamento Don Aniello continua a portare la sua testimonianza: un grande esempio civico, superiore a quello delle istituzioni che l’hanno allontanato.

Di Luca Sollai